Viaggio nel glorioso paese ricco di tradizioni religiose e popolari
La strada lunga vent'anni che ha impedito la "primavera drapiese"
Un plauso alla tenacia ed alla determinazione dell’assessore Rodolfo Mamone, che spinto dall’amore per il proprio paese punta sullo sviluppo turistico e sulla rivalutazione del territorio
di Lino Daniele
foto archivio tropeaedintorni.it
Drapia affonda le proprie radici in una delle più antiche civiltà, quella che ha dato vita alla Magna Grecia. Suoi fondatori sono stati i Padri Basiliani. La sua origine risale all’ VIII sc., quando nella valle tra Drapia – Alafito – Zaccanopoli, fu costruito da San Filarete, il convento di San Sergio e Bacco abbandonato poi dai Basiliani nel 1421, perché il cedimento del terreno minacciava di mandarlo in rovina. Ai Basiliani subentrarono i padri Francescani con il consenso del senato di Tropea. Drapia è un paese profondamente religioso, avente per patrona la Madonna Immacolata, la cui festa non si celebra soltanto l’8 dicembre, ma da quando è stata restaurata la bellissima statua lignea che presiede l’altare maggiore della chiesa, anche il 12 Agosto, quando molti drapiesi emigrati fanno ritorno al paese natio e possono così onorare la loro protettrice. Testimonianza della profonda religiosità di questo popolo è l’imponente chiesa, ancora bellissima, sebbene depauperata nel tempo da mani impietose, di un magnifico organo a canne, dei lampadari di vetro a gocce, del superbo tetto a volte e di un ricco e prezioso corredo di oggetti e paramenti sacri. Annesso alla chiesa “c’era una volta” l’oratorio con un coretto in legno di pregiata fattura, anch’esso andato distrutto come il vecchio altare. Oggi l’oratorio è solo un magazzino. Di chi la colpa? Dell’ignoranza che cammina passo passo con la presunzione.
Drapia è inoltre l’unico paese del comune ad avere un centro storico, anch’esso deturpato nella sua antica bellezza dalla bitumatura del corso principale, un tempo in “basole” e dalla ristrutturazione, fatta da ciascuno a proprio piacimento, delle vecchie case. Oggi qualcuno, maggiormente sensibile ai canoni di un’antica bellezza, ha riportato alla luce le vecchie facciate in pietra.
Ma accanto a questa gloriosa storia, ce n’è un’altra, drammatica, di scottante attualità.
Il paese, che è sede dell’amministrazione comunale sin dai tempi in cui i ventiquattro casali diventarono centri autonomi, dal dopoguerra in poi è stato dissanguato dall’emigrazione, prima in Argentina, dove c’è una comunità di circa mille abitanti, strettamente legati al paese d’origine, successivamente al Nord, soprattutto a Milano e nella sua ricca e sviluppata cintura.
L’emigrazione di massa ha spopolato il paese, che oggi conta circa 300 abitanti contro i 1500 degli anni quaranta, la maggior parte dei quali svolgeva attività di commercio e di artigianato.
Il glorioso centro religioso nel tempo si è impoverito, ed oggi la maggior parte delle abitazioni del centro storico sono chiuse e rischiano di diventare dei ruderi, anche perché il paese, pur nel suo piccolo, negli ultimi anni si è sviluppato in località Sottocuntura, zona pianeggiante, dove accanto a villette singole ha preso vita una cooperativa di 12 palazzine quasi tutte abitate. Inoltre in tempi recenti c’è stata, da parte di diverse famiglie soprattutto tropeane, la volontà di scegliere questo piccolo e disagiato centro come luogo per fissare la propria dimora, sia per ovvi motivi economici, che per un crescente bisogno di serenità, di pace e di contatto con la natura.
I problemi di quest’antico “villaggio”, si sono ulteriormente aggravati quando nel 2004 una frana ha trascinato a valle metà della carreggiata dell’unica strada di accesso al paese, con notevoli disagi e pericoli per la popolazione residente e non. Ci sono voluti ben tre anni perché questo problema venisse risolto, grazie si all’interessamento dell’amministrazione comunale, ma soprattutto alla tenacia e dalla determinazione dell’assessore Rodolfo Mamone, che spinto dall’amore per il proprio paese e dalla consapevolezza di non potere tradire la fiducia dei propri elettori, rivoluzionando il modo di fare politica di questi nostri piccoli centri, ha denunciato pubblicamente la cosa attraverso i mass-media, chiedendo a gran voce l’interessamento e l’intervento delle autorità competenti. Più volte se ne è interessata la stampa e diversi sono stati i servizi del TG3 Calabria che hanno visto come protagonista la popolazione drapiese, pronta a difendere con le unghie e con i denti la propria terra ed i propri diritti. Oggi il problema è quasi definitivamente risolto in quanto, grazie all’intervento della Protezione Civile, è stato messo in sicurezza il lato monte della strada suddetta, a grave rischio idrogeologico, ed è in via di sistemazione la pericolosa frana, grazie all’intervento dei responsabili della provincia, ai quali è andato il grazie dell’assessore Mamone che si è incontrato con loro alla BIT di Milano, dove, pur essendosi recato a titolo personale e a proprie spese, ha portato nel cuore e nella mente il proprio paese. Ma non ci si può fermare qui, bisogna dare a Drapia un’ulteriore spinta in avanti, puntando sullo sviluppo turistico e sulla rivalutazione del territorio e del paesaggio. Questa collina, magnifico terrazzo sulla Perla del Tirreno, può uscire dall’isolamento ed essere rivalutata, solo se si creano altre vie di comunicazione e proprio per questo che, chi di competenza punta sul completamento della “strada del Briganteo” che collegherebbe Drapia a Tropea. I lavori, iniziati più di vent’anni fa, sono bloccati da tempo. A tale scopo è già stato redatto un progetto, che dia un’idea chiara e precisa dei fondi necessari per il completamento dell’opera ed è stata stipulata un’intesa con l’amministrazione guidata dal Dott. Euticchio, in quanto parte del territorio da espropriare ricade nel comune di Tropea. L’amministrazione comunale tropeana si dice entusiasta di questo progetto, perché la realizzazione dello stesso offrirebbe alla cittadina nuovi sbocchi territoriali, ma nello stesso tempo anche il comune di Drapia, nella sua interezza, ne trarrebbe grandi vantaggi, in quanto la locomotiva dello sviluppo è Tropea ed una sana collaborazione, senza prevaricazioni di sorta, non potrebbe che essere proficua per entrambi i comuni.
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www.tropeaedintorni.it giugno 2007 |