La mia esperienza a Tropea
Riflessioni di Christine Fischer
Studentessa tedesca alla Piccola Università Italiana di Tropea
Tropea - 17/11/2006 - Per la prima volta sono venuta a Tropea due anni fa. Non sapevo niente del posto. Avevo visto solo una piccola foto di Tropea sulla roccia, nel catalogo di viaggi studio.
Come allora, speravo anche questa volta di trovare in inverno l’atmosfera adatta per studiare italiano.
Tropea, posto di villeggiatura e luogo di memoria è più che un posto da cartolina. Il centro storico e i dintorni ci raccontano la sua storia secolare.
Vedendo Tropea dall’alto, cioè dal mio appartamento o da più lontano, da una barca, sembra una noce “non schiacciabile”.
All’interno però di questa noce pietrificata si trova un nocciolo mangiabile, sodo e aromatico.
Le mura solide e le facciate scure dei palazzi imponenti sul mare sembrano, a prima vista, scostanti e inavvicinabili.
Alle sue spalle però si trovano colline verdi, terreno fertile, giardini ben tenuti dove si raccoglie la frutta che si potrebbe desiderare in qualunque giardino in Germania: uva fragola, mandarini aromatici e cachi.
Avendo passato un periodo di cinque settimane a Tropea ho conosciuto gente del posto e le loro condizioni di vita.
A scuola ho seguito le lezioni con entusiasmo. Era il mio “cappotto protettivo” o “telo di salvataggio”.
Ci sono insegnanti a cui devo tanto, davvero! Ho apprezzato molto la loro capacità e sensibilità, la pazienza e l’umorismo. Abbiamo riso tanto!
Sono state loro a convincermi ad andare avanti, correggendomi. Per loro direi, sentendo ancora quell’incoraggiante e stimolante “brava…!”, la vacanza studio si fa a Tropea!
Per loro e per quelli che mi hanno fatto vedere come si vive in Calabria ci ritornerei volentieri.
C’è al primo posto l’amico con cui sono andata alle prove del coro. Provo una grande ammirazione per il maestro del Coro che viene chiamato affettuosamente un “Santo”.
Indimenticabile per me rimarrà lo spettacolo del Gruppo Folk Città di Tropea. Sento ancora le canzoni coinvolgenti accompagnate dalla fisarmonica e dal tamburello.
Sono contenta di aver seguito la proposta dell’amico di vedere i giovani in costumi regionali.
Ne valeva la pena.
E’ stato anche lui a mostrarmi particolarità storiche nascoste a Tropea e nei dintorni e che mi ha dato da leggere libri di Carmine Cortese, del prete soldato di Tropea.
Siamo anche andati a trovare un personaggio, premiato per le sue poesie. E’ una persona del tipo: “nelle botti piccole c’è un buon vino,,,”.
Poco prima della mia partenza ho conosciuto due persone speciali. Un appassionato di ceramiche preistoriche, un uomo semplice del passato dedito completamente alla realizzazione delle sue opere e un altro, un olivocoltore, un simpaticone che ama il suo mestiere e il prodotto del suo faticoso lavoro: questo oro verde.
Abbiamo visto come viene fatto.
Tutto quello che ho vissuto a Tropea lo devo a questo amico. Non avrei mai immaginato di incontrare così tante persone nella mia vacanza, persone che hanno così tanto da raccontare.
Attraversando la città in inverno si vede che Tropea è dei Tropeani ed è proprio questo che mi piace.
Fra i Tropeani ci sono alcun i con cui non ho parlato molto. Ogni tanto mi mancavano le parole adatte.
Mi hanno fatto trovare bene a Tropea e mi piacerebbe rivedere il signore del bar della mattina, l’altro del bar del pomeriggio, il fotografo, l’orefice e l’autista della scuola.
Tornerò.
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