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Irma Srugli Oblata del Sacro CuoreCento anni fa nasceva la prima sorella Maggiore dell’Istituto delle Oblate del Sacro Cuore fondato dal Servo di Dio don Francesco Mottola

“Donna che ha amato, sperato e creduto”

Concelebrazione eucaristica nella Chiesa Concattedrale in sua memoria nel centenario della sua nascita

 

di Francesco Sicari

foto Salvatore Libertino

 

Tropea - Il 4 settembre 1907, 100 anni fa, dall’aristocratica famiglia dei Conti Scrugli, nasceva a Tropea la Signorina Irma, la “prima oblata”, la prima sorella Maggiore dell’Istituto delle Oblate del Sacro Cuore fondato dal Servo di Dio don Francesco Mottola.

E la “sua” famiglia non poteva non fare memoria, in occasione del centenario della sua nascita, di Colei che Mons. Domenico Cortese non esitò a definire la “Santa Chiara” di Tropea.

Nella Chiesa Concattedrale di Tropea, in questi giorni in festa per la novena in onore della Vergine di Romania, in tanti si sono ritrovati per dire grazie al Signore per questa donna, che seppe condividere con Don Mottola, la straordinaria avventura della Carità nel servizio agli ultimi.

La  celebrazione è stata presieduta da Mons. Ignazio Schinella e hanno partecipato i sacerdoti oblati don Toraldo, don Fiamingo, don Sicari e don Amato, padre Fortugno e don Gennaro.

Mons. Schinella, nella sua omelia, ricordando il 25 dicembre 1933, il giorno della prima oblazione nelle mani del Servo di Dio don Mottola, ha presentato la Signorina Irma come una “donna che ha amato, sperato e creduto”, una donna che “ ha creduto all’amore e alla Carità, sull’esempio della Madonna, che ha fatto suo l’amore folle di Dio per l’umanità”.

La Signorina Irma è stata una donna che ha raccontato l’amore di Dio per l’umanità. Ed in questo consiste la santità. E questo è stato possibile perché Irma era una “piccola”, semplice e umile nelle braccia di Dio. Irma come S. Bernardette,  come S. Teresa di Lisieux, come Madre Teresa di Calcutta.

Una donna innamorata del suo Signore, a tal punto che il rapporto  con “l’Amato del Suo Cuore” avvolgeva non solo le ore di preghiera, ma ogni aspetto della sua vita. Una relazione d’amore con Cristo che traspariva dai suoi bei occhi e che illuminava le persone che la incontravano.

Donna dei nostri tempi, legata fortemente alla realtà storica della sua terra che seppe vivere e incarnare nel quotidiano la logica sconvolgente delle beatitudini.

A questa donna sono invitati a guardare tutti coloro che la conobbero, ma specialmente le oblate di ieri e di oggi, che la sentono ancora come Madre e Sorella, nell’impegno continuo a testimoniare e vivere, nelle opere della Carità, l’Ideale del Servo di Dio don Mottola per l’umanità del tempo presente, sempre più ricca di beni materiali, ma sempre più povera di senso e quindi bisognosa di Cristo.

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