Il sogno nel cassetto di Franco Arena
Intervista al Maestro, Direttore del Coro Polifonico “Don Giosuè Macrì” di Tropea
Le riflessioni "intime" di un conterraneo, amico, conoscitore e amante della musica
di Enzo Taccone
foto di Salvatore Libertino
D. Da quando ha cominciato ad interessarsi di
musica?
R. Da bambino avevo dei gusti alquanto “strani”. La musica leggera degli anni ’70, anni in cui crescevo, mi era del tutto indifferente. Due brani (anacronistici, per giunta!) amavo ascoltare, e cioè “Nel blu dipinto di blu” (Volare) di Modugno e “Mamma”. Per la mia età (sono nato nel ’66 e per la “mentalità” dei tempi era veramente una “anomalia” (qualcuno me lo ha anche detto!). Degli spettacoli televisivi preferivo di gran lunga le scenette comiche e buffe alle canzoni o ai balletti. A 10-11 anni iniziai lo studio del Clarinetto nella scuola serale del mio paese allo scopo di entrare a far parte della Banda cittadina, ma, appena arrivata l’estate… chi s’è visto s’è visto (tra l’altro io volevo imparare a suonare il tamburo e non il Clarinetto). Ho iniziato quindi gli studi musicali veri e propri nell’inverno del 1981, dopo il fallimento di 6 mesi all’Ist. per Ragionieri di Vibo Valentia. Studi intrapresi privatamente, (dovevo recuperare gli anni scolastici persi), con il Maestro Antonio Laureana, che tutt’oggi ringrazio anche per i consigli extramusicali che mi ha sempre dato. Infine la grande passione per la musica corale che è scoppiata negli anni di Conservatorio con le attività appunto corali che li si svolgevano con una buona perizia tecnica ed artistica. Ricordo che questa disciplina all’epoca era facoltativa, ma per me era diventata quasi la materia principale. Devo aggiungere che, essendo sempre stato un tipo tutt’altro che vanitoso, tutto avrei immaginato per il mio futuro (suonare come clarinettista solista, in un gruppo da camera o in un’orchestra, insegnante) ma mai di diventare un direttore di coro. Nel coro volevo solo ed esclusivamente cantare…e basta!
D.
Questa passione viene ricambiata da testimonianze di apprezzamento del suo
lavoro?
R. Ringraziando Dio, a quanto pare debbo dire di si. In tutte le mie attività (tastierista-cantante di pianobar, compositore, elaboratore, direttore di coro, didatta della tastiera elettronica) ho riscontri molto favorevoli. Tali apprezzamenti arrivano sia dalla gente comune, sia da musicisti professionisti. Confesso che non di rado mi capita di accogliere più volentieri i giudizi (positivi o negativi) dei non professionisti proprio perché sono “immediati”, spassionati, non filtrati cioè da tecnicismi a volte esasperati dei miei colleghi. Penso che far musica sia difficilissimo e nel contempo facilissimo, tutto dipende principalmente dai doni che il buon Dio, ha dato a ciascuno di noi; non solo naturalmente i sensi prettamente musicali (ritmico,armonico, etc.) ma anche, ed io direi soprattutto affettivi e cioè la sensibilità, il buon gusto, la comunicatività per citarne solo alcuni, e forse, da questo punto di vista e con le dovute riserve, i”profani” sono più obiettivi.
Per cui, ripeto, rifletto sul giudizio di chiunque, su una mia esibizione, basta che non sia un giudizio del tutto strampalato.
D. Quale manifestazione o evento Le ha dato più
soddisfazioni?
R. Francamente sono tanti i momenti di sentita soddisfazione che ho avuto, anche quelli più “intimi” e cioè con i gruppi di cui ho fatto o faccio ancora parte, con i quali, dopo faticose (a volte faticosissime) ed estenuanti prove, festeggiamo l’eventuale successo delle avvenute esibizioni. Ma in particolare due sono i momenti che mi emozionano ancora oggi e che mi spronano a continuare la strada intrapresa. In primis, il premio ottenuto ad un concorso di composizione di canti natalizi calabresi svoltosi a Reggio Calabria, l’emozione che coloro che si congratulavano avevano avuto ascoltando il mio pezzo, e, non per ultimo, l’immensa gioia nel dirigere il brano a cori uniti con circa 150 coristi. Un altro caso, in cui mi sono sentito degno di continuare con la consapevolezza di far bene, è stato quando Walter Marzilli, docente di Direzione e Canto Corale all’Accademia Pontificia di Roma, persona e professionista che stimo infinitamente, mi ha “esortato” a perseguire la strada di maestro di coro perché, secondo lui, ho “tutte le carte in regola”. Praticamente è stata la prima volta che mi sono sentito veramente maestro di coro, Marzilli mi ha insignito di questa carica verbalmente e per me è più che sufficiente (quantomeno è un buon punto di partenza).
D.
Il coro polifonico è un amalgama di più voci. Quali le difficoltà?
R. Io dico sempre ai coristi che la musica corale ha una marcia in più rispetto alla musica strumentale:la parola. Questa premessa è necessaria per stabilire che tutto il lavoro delle prove è infine destinato a far sì che i versi del testo siano rispettati, esaltati, sottolineati, sostenuti maggiormente dall’impalcatura musicale creata dal compositore. Tecnicamente ogni singolo corista arriva a comprendere tutto ciò “semplicemente” imparando a memoria sia i versi che la melodia (anche “ad orecchio”) del brano in preparazione. Chiaramente non c’è bisogno che ciascun corista sia un provetto musicista, l’importante è che ci sia un costante e serio impegno durante le ore di lavoro. Una buona impostazione è necessaria per la respirazione ottimale e per quella dell’apparato orale affinché ognuno canti in modo corretto e sfrutti al meglio le proprie risorse canore. L’amalgama delle voci deve essere principalmente in ogni singolo settore, quindi fra tutti i Soprani, fra tutti i Contralti, fra tutti i Tenori, e fra tutti i Bassi, dopodiché vi potrà essere una buona amalgama di tutto il coro, che gli darà un colore timbrico particolare e che quindi lo contraddistinguerà da altri cori. L’amalgama è perciò, tecnicamente, l’obiettivo finale, il più importante, su cui il maestro preparatore deve costantemente e pazientemente lavorare.Se le prove poi si svolgono in un clima di “gradevole incontro” è molto, ma molto meglio per tutti, sia per la singola persona, sia per il risultato di tutto il lavoro svolto, sia per il successo delle esibizioni.
D. Ha un sogno nel cassetto?
R. Si. Ho un sogno nel cassetto: ho da poco compiuto quarant’anni e sono disoccupato!... Mi piacerebbe avere un lavoro che abbia a che fare con la “pratica” musicale e non con la didattica, ma posso garantire che sono veramente pochi quelli che amerebbero fare il contrario. “Far pratica” può anche voler dire fare il “copista”. Il copista è una figura che a me è sempre piaciuta molto, anche perché si occupa di “correggere” eventuali errori di forma o dovuti a semplice “distrazione” da parte del compositore. Amo la musica quindi anche per sua particolare scrittura. A volte rimango, come un cretino, quasi ammaliato nel contemplare la stampa di una vecchia edizione musicale, fin’anche nei caratteri dei titoli, degli autori, delle postille, etc., per non parlare poi dei manoscritti, recenti e non. Si: mi piacerebbe lavorare per una casa editrice che mi consentisse di lavorare a casa, con il computer (visto che conosco ed utilizzo abbastanza bene alcuni programmi di scrittura musicale tra i più usati) così potrei avere la possibilità di realizzarmi economicamente. Come si può dedurre, sono un tipo abbastanza pratico, penso a ciò che veramente potrei fare con passione e professionalità. Diventare “uno che conta ad un certo livello” nella musica?...E’ lontano persino il sogno.
D.
Le capita di affezionarsi alle persone che frequentano le corali e come si sente
quando per i soliti cambiamenti di vita non frequentano più?
R. Il rispetto per i miei coristi molto spesso supera il rispetto per l’aspetto tecnico ed artistico della partitura musicale in “cantiere”. Mi rendo conto che ciò è a dir poco irriverente per il compositore della partitura, un male per la mia professionalità e per la musica in generale. Ma l’educazione impostami da mia madre ha il sopravvento. Mi rendo conto che la persona (o le persone) che ho davanti ha un intelligenza, una sensibilità, una rispettabilità (molti sono degli affermati professionisti), per cui accantono, se necessario, i miei obiettivi “artistici” pur di non ferire (a volte purtroppo succede e Dio solo sa quanto me ne dispiace) ulteriormente il o la corista che non riesce ad eseguire un “passaggio” vocale come io vorrei fosse eseguito. Sono affezionato e voglio bene sinceramente tutti i coristi con cui ho a che fare, anche quelli più “difficili”. Non esagero quando dico che ho un leggero malessere quando un corista mi dice che non frequenterà più il coro, soprattutto se ciò avviene per motivi di disagio con altri colleghi coristi. Ancora di più mi dispiace quando qualcuno sparisce senza dir nulla!...Molto di meno mi duole quando mi rendo conto che chi va via non si è mai voluto integrare o non mai ha voluto integrarsi nel gruppo. Gioisco, con un pizzico di malinconia per il tempo che passa, quando un corista si “allontana” dal coro per un importante passaggio di vita (inizio degli studi universitari, lavoro fuori sede) o per un lieto evento (matrimonio, maternità), ma , senza falsa retorica, mi piace condividere la felicità con le persone in questione.
D. Quando farà un’incisione di un Suo concerto?
R. Cori e Maestri di tutto rispetto hanno inciso dei concerti meravigliosi, la storia, o più semplicemente, la gente non aspetta certo me…Dirigere ed incidere una straordinaria esecuzione di un coro non è da tutti. Ma il vero problema, a mio parere, non è tanto questo.Ciò che è veramente difficile è sapere COSA incidere, visto che le partiture più famose, ma anche quelle meno note, sono già state incise da qualcuna delle realtà corali, ormai numerosissime, in Italia e all’estero. Con il coro polifonico “San Sebastiano” di Pernocari (VV), per esempio, abbiamo inciso un CD di brani natalizi tutti rigorosamente in dialetto calabrese. Ecco un’idea originale che nessuno aveva mai avuto: canti popolari della nostra tradizione rielaborati per coro e canti di nuovi autori e nuovi compositori. (E’ doveroso da parte mia ricordare che lo stesso CD è stato prodotto e divulgato dalla Banca Cooperativa di San Calogero, per iniziativa di uno dei consiglieri prof. Brusio sostenuta fortemente poi anche dal Presidente della stessa Banca prof. Grillo. Il CD è completamente gratuito ed è stato principalmente distribuito in tutte le scuole primarie e secondarie del vibonese e oltre. Ha oltrepassato l’oceano per arrivare in Argentina, Canada, Stati Uniti, e in molti altri posti dove risiedono i nostri emigrati. Per quanto riguarda il coro polifonico “Don Giosuè Macrì” di Tropea, l’attuale Presidente dell’Associazione corale Dott. Paolo Ceraso ha avuto a tal proposito una magnifica intuizione per un’eventuale incisione di un CD che abbia i requisiti di unicità. Ma per adesso è tutto Top Secret…
D. Può farci un bilancio del Suo percorso
artistico con particolare riferimento appunto alla Corale “Don Giosuè Macrì di
Tropea?
R. Il mio curriculum di studi artistici corali non è affatto sconfinato. Tutto ciò che faccio è dovuto principalmente all’esperienza diretta. All’inizio, dal 1983, ho cantato con altri cori polifonici del vibonese e del reggino (ho una buona voce di basso) poi, dal 1996, quindi non proprio da un’eternità, ho intrapreso l’attività di concertatore e direttore di coro. Ho partecipato a qualche corso di Canto e Direzione corale tenuto da docenti altamente qualificati come il M° Walter Marzilli che ho già menzionato. Tutto qui…un mio caro amico, il M.° Diego Ventura, tra i pochi calabresi diplomati in Direzione Corale, dice che “questo titolo si conquista in battaglia” e, dice sempre lui, io sarei uno di quelli che lo merita. Con il coro polifonico “Don Giosuè Macrì” ho iniziato a lavorare nel 1997, cioè pochi mesi dopo la sua costituzione. All’inizio Il coro poteva contare sulla presenza di circa quaranta cantori, ma la caratteristica più evidente era una poderosa schiera di voci maschili assolutamente unica, che conferiva al coro un timbro caldo e possente al contempo e che lo rendeva unico rispetto ad altre realtà corali. Molti coristi sono andati via per svariati motivi, alcuni, purtroppo, che amavano tantissimo cantare, per prematura scomparsa, come Vevè e Cristina che ancora oggi ricordiamo con sincero affetto e rimpiangiamo tantissimo. Con il “Don Giosuè Macrì” abbiamo avuto diverse “avventure” liturgiche ed artistiche. Le grandi solennità e concerti in Cattedrale con solisti di calibro internazionale come l’organista messicano Victor Urban per esempio. Concorsi corali a Rombiolo, Reggio Calabria, Battipaglia, Porto Empedocle. Tutte queste manifestazioni hanno richiesto prove extra, particolarmente estenuanti e ferree, che hanno contribuito alla crescita del gruppo dal punto di vista artistico e professionale e, perché no, anche dal punto di vista della socializzazione. Oggi il coro può contare su circa 20 unità e purtroppo una buona parte del repertorio svolto è stata messa da parte proprio perché consiste in brani che richiedono una certa robustezza di suono. Per il futuro prossimo prevedo infatti di inserire dei brani più confacenti all’attuale organico ma non per questo meno accattivanti. Qualche mottetto o madrigale del ‘500, qualche canto popolare anche non italiano, qualche negro-spiritual…staremo a vedere, ma l’importante obiettivo che ci siamo prefissi è quello di crearci su misura un repertorio di canti che nessuno conosce e che ci permetteranno di dire alla gente “guardate e sentite cosa abbiamo scoperto!!”
D. Quali progetti per il futuro? Abbiamo saputo che sta pensando di mettere su famiglia. Auguri! Riuscirà a conciliare casa e impegno musicale?
R. Vorrei dare una sola risposta a queste ultime domande, visto che, per quanto mi riguarda, tutt’e due mi conducono alla stessa riflessione. Quali progetti per il futuro? Mettere su famiglia, l’avete già saputo e…grazie per gli auguri. Con la mia fidanzata abbiamo studiato molto attentamente la divisione della nostra casa e, avendo portato molti cambiamenti, abbiamo lavorato molto (anche di braccia) per realizzare a nostro piacimento il posto in cui andremo ad abitare. Siccome non sono più un giovincello, spero che il Signore ci mandi prima possibile un marmocchio da crescere ed accudire, magari di sesso femminile (ecco un altro sogno nel cassetto). Sbaglierò, ma penso che una famiglia si possa ritenere tale soprattutto quando arrivano i “rompiscatole” dei figli. Come conciliare famiglia e attività corale? Questo è un problema su cui rifletterò a tempo dovuto. Voglio ricordare che non ho un lavoro stabile e, finchè sarà così, di tempo, purtroppo (paradossalmente debbo dire così), ancora ne avrò da dedicare ai cori. Dare le dimissioni e chiudere definitivamente con tutti o con alcuni cori oggi mi sembra a dir poco improbabile ma, nel contempo, non è del tutto da escludere, visto che i tempi in cui stiamo vivendo non sono proprio, come si suol dire, di vacche grasse! Se si vuole condurre una vita familiare quantomeno dignitosa, oggi, bisogna proprio rimboccarsi le maniche! Aspettiamo il prossimo bivio…poi si vedrà! “…e si capisci!!!...” (espressione tipica, intonata con voce profondamente grave e con una buona dose di cinismo dal pilastro centrale del “Don Giosuè Macrì”: Giovanni Giroldini, a cui tutti vogliamo un bene dell’anima).
Grazie per la cortese disponibilità!
P.S. Una grande Maestra di giornalismo giustamente mi diceva che compito di un giornalista è di raccogliere notizie, descrivere i fatti senza fare commenti e senza considerazioni personali. Ma io non sono un giornalista ed in questo caso sono uno degli ultimi arrivati nel coro “Don Giosuè Macrì” e… non posso fare a meno di fare qualche considerazione. Le parole del Maestro sono, a mio parere, un ritratto stupendo di una persona semplice, umile, sensibile e affascinante. A volte, durante le prove, rimango rapito dalla descrizione approfondita del brano e dispiaciuto quando mi merito qualche rimprovero. Ho trovato un ambiente favorevole fatto di persone con grandi valori ricco di potenzialità. Sono stato accolto nel migliore dei modi e sono convinto di fare un’esperienza unica ed interessante.
Grazie Maestro! Grazie Coro!
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www.tropeaedintorni.it 27 gennaio 2006 |