Si
sta consumando un attentato contro la Capitale delle Vacanze
Tropea: il mare è in pericolo!
Una lettera inviata a tutte le competenti autorità locali ed agli organi di stampa, scritta in maniera molto coraggiosa ed accorata da parte di un solo cittadino tropeano, mette in allarme il turismo locale.
di Bruno Cimino
foto Salvatore Libertino
Roma – Antonio Arena, cittadino di Tropea, il 25 giugno scorso ha inviato una incisiva lettera di denuncia per sottoporre alle istituzioni ed ai mass media il perdurare di una grave situazione di degrado del mare che lambisce la Capitale delle Vacanze.
Eppure non più di un mese fa Tropea si era aggiudicata per il secondo anno consecutivo l’ambito riconoscimento delle cinque vele.
Quanto scritto dall’attento e coraggioso cittadino purtroppo è vero. Le acque del mare di Tropea e dintorni sono risultate poco limpide anche nei primi quindici giorni di luglio. Molti alberghi prestigiosi hanno accusato il colpo ricevendo lettere di minacce legali da parte di una moltitudine di clienti insoddisfatti i quali non hanno potuto usufruire di bagni “da sogno”.
La nostra convinzione, che in fondo è il risultato di un’attenta analisi ultraventennale, è che si tratta di un palese attentato ai danni di una tra le località balneari più belle e rinomate del mondo, da chi non ci è dato sapere, però sarebbe opportuno che questa risposta la dessero gli addetti ai lavori, ossia politici, sanitari, ambientalisti onesti e tutori dell’ordine.
E’ a costoro, difatti, che Arena rivolge il suo accorato appello “perché negli ultimi tempi è sempre più frequente il segnale di allarme, e quindi preoccupazione, a proposito della situazione balneare di Tropea”.
Non sono pochi, in paese, coloro i quali hanno visto e fotografato, anche negli anni precedenti, buste di plastica galleggiare sull’acqua con le scritte “Città di Messina” e “Città di Milazzo”; non sono pochi coloro i quali hanno da obiettare sul corretto smaltimento delle acque, dei rifiuti e di tutto ciò che (non si sa da dove) si riversa lungo il litorale tra Capo Vaticano e il golfo di Lamezia; non sono pochi coloro i quali si interrogano, da anni, sul fatto che a certe ore (a volte di mattina, a volte di pomeriggio) navighino a pochi metri dalla battigia scie di acqua dal colore sospetto.
Sarebbe ora di non fare più gli struzzi, per non ragionare amaramente con il senno del poi. Questo grido di allarme del mare di Tropea il governo di Roma non lo ascolterà mai perché Roma è troppo lontana dai problemi calabresi. Spetta dunque alle autorità locali ed ai cittadini di buona volontà denunciare e trovare le soluzioni idonee per dimenticare un problema che per il momento fa solo brutta cronaca.
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