L’incontro con Manuela Pompas
Un emozionante viaggio nella realtà della reincarnazione
Le esperienze personali di Manuela Pompas hanno dato origine ad un’incessante ricerca per tentare di comprendere le origini dei problemi dell’uomo e di sconfiggere il male di vivere.
di Bruna Fiorentino
foto archivio Trophaeum
Roma - Ho incontrato Manuela Pompas, dopo averla conosciuta tramite i suoi libri, nella conferenza del 9 novembre 2002, sul tema “La vita oltre la vita”, organizzata dalla rivista mensile Stargate Magazine in collaborazione con Mysteria, la prima mostra internazionale ai confini della realtà (Roma, 12 ottobre 2002 – 19 gennaio 2003). E’ inutile sottolineare il fluido magnetico che emanava e che ha serpeggiato per la sala tra i partecipanti inchiodandoli alle sedie e calamitando l’attenzione del pubblico.
Tranquilla, quasi ieratica, Manuela ha parlato per oltre quaranta minuti in modo comprensibile ai non addetti ai lavori polarizzando la mente ed il cuore dei presenti, che alla fine si sono sciolti in un applauso liberatorio.
Inutile dire che il suo fascino ha colpito anche me. Per tale ragione ho accolto con soddisfazione ed un pizzico di orgoglio la possibilità, quasi una chance offertami dal destino, di poterla intervistare trascorrendo con lei dei momenti rilassanti, in un clima che definirei da “amici di vecchia data”. La grandezza di Manuela Pompas deriva proprio da un suo stato comportamentale non altezzoso e superbo ma, al contrario, da una semplicità intrinseca che ancor meglio e di più elevano e valorizzano le sue molteplici ed innegabili capacità interiori e relazionali.
Splendida, nella sua aura di pace, appare quando parla del marito, il musicista e pubblicitario Carlo Biagi, direttore del Giornale dell’Anima e autore di libri, con cui condivide esperienze di ricerca interiore, e del figlio Francesco: si squarcia, allora, il velo della studiosa lasciandoci intravedere la sua immagine comune di moglie e madre.
Anche lei ha ammesso palesemente di avere “i problemi e le emozioni che hanno tutti” anche se, e qui sta la grande differenza, si domanda sempre “cosa quell’esperienza voglia insegnarmi, cosa mi stia dicendo la vita attraverso quella situazione che, sicuramente, rappresenta una difficoltà non ancora risolta”.
Per tale motivo Manuela Pompas mi ha ammaliata.
Ma chi è Manuela Pompas? Come lei stessa ama definirsi, non è uno “scienziato”, nel senso comune del termine, ma una “ricercatrice”, una giornalista che considera il suo lavoro come una missione da compiere nel miglior modo possibile per alleviare le sofferenze e le difficoltà degli altri.
E’ nata a Milano (casualmente ho saputo il 28 gennaio) ed è un Acquario. L’esperienza prematura del dolore, legata alla perdita del padre quando ancora era un’adolescente, le ha acuito le domande sul senso della vita e sul perché della sofferenza spingendola a cercare delle risposte.
Giovanissima, a vent’anni, quando era un’ “agnostica e con una cultura esistenzialista”, si è dedicata al giornalismo, diventando redattrice della rivista Gioia, dove si è occupata soprattutto di spettacolo e di problemi femminili.
Poi, nel 1973, la svolta: un’inchiesta sulla magia condotta investigando nel mondo dello spettacolo. Da quel momento Manuela si è concentra sullo studio della parapsicologia, con indagini sui medium, pranoterapeuti e sensitivi; sulla medicina olistica; sul paranormale; sulle discipline New Age e, dal 1978, tiene corsi di training autogeno, dinamica mentale e meditazione. Manuela è sicura che “usiamo poco l’emisfero destro del cervello, dove hanno sede le intuizioni, le emozioni, a favore del sinistro, sede della razionalità. Tra l’altro il bambino, inizialmente, usa il cervello destro che, una volta a scuola, gli viene bloccato. Quindi è necessario rivalutare quella parte di noi non utilizzata quasi per nulla”.
La sua ricerca principale, tuttavia, si svolge nel campo della reincarnazione dove Manuela opera partendo dall’ipnosi regressiva individuale o di gruppo che porta ad uno stato di profondo ma lucido rilassamento da cui emergono memorie delle vite passate che spesso condizionano e determinano quella presente, dando così delle spiegazioni che altrimenti non sarebbero possibili e che, se individuate, consentono di migliorare la qualità della vita. Non che noi stessi non abbiamo almeno il sentore di esistenze precedenti. Basti pensare ai fanciulli i quali “ hanno delle memorie spontanee ed istintuali solo che troppo spesso i genitori le inibiscono costringendo i piccoli a trincerarsi nel silenzio, per non essere emarginati”.
La regressione, al contrario, ci conduce a conoscere vite precedenti che, a nostra insaputa, condizionano quella attuale.
Ma Manuela è andata oltre, molto oltre. Mi ha confessato di praticare la regressione “fin dentro il ventre materno, dal concepimento a poco prima della nascita” scoprendo, in tal modo, che ci sono dei bambini, i quali ancor prima di venire al mondo “hanno già la consapevolezza che dovranno affrontare, senza averne gli strumenti necessari, e confrontarsi con un’esistenza troppo difficile per loro. Sì, in questo caso Freud aveva ragione, quando affermava che ci sono dei bambini che non avrebbero mai voluto nascere”.
Quella di Manuela Pompas è comunque una missione che parte dalla conoscenza di sé stessa e che tende al benessere di tutti, indistintamente. Come più volte ribadito, l’aiuto che offre agli altri con le sue terapie e studi, si riversa su di lei in quanto ciascuno dei suoi pazienti le lascia in dote qualcosa. Ha, infatti, affermato che “sono moltissime le ipnosi che mi hanno colpita” e da cui ha sicuramente tratto dei benefici, oltre che degli insegnamenti.
L’augurio di Manuela Pompas poggia in un futuro prossimo “in cui medici, psichiatri e terapeuti praticheranno la regressione alle vite passate quale terapia”. Purtroppo davanti ad un soggetto psicotico o che abbia nuclei psicotici e per le forme più gravi di malattie psichiatriche la studiosa ha apertamente dichiarato, sottolineandolo, che “l’ipnosi non serve” .
E mi piace concludere questo breve excursus su Manuela Pompas con quanto lei stessa ha scritto nella dedica del libro “La terapia R, Guarire con la reincarnazione”: “Auguro a chi prenderà in mano questo libro di leggerlo con il cuore, facendo tacere la mente, che è prigioniera della cultura e di schemi prefissati, in modo da cogliere le scintille di Verità che possono essere racchiuse in queste pagine”.
Ed è proprio il suo cuore e la sua umanità senza confini che affascinano chiunque avvicini Manuela Pompas.
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