Trekking a Caria

Dal "Castello Galluppi" ai resti di un antico mulino

Abbiamo cantato e riso come dei matti e la mamma mi ha fatto assaggiare il vino di Brattirò.

 

di Francesco Biagi

foto Salvatore Libertino

 

Tropea - Una mattina d’estate mi sono svegliato presto e con mia mamma sono  andato a fare trekking. Il lungo percorso cominciava da Caria e precisamente dal Castello Galluppi. Abbiamo visitato questo castello, mi è piaciuto molto perché è molto bello, però avrebbe bisogno di una ristrutturazione.

Usciti dal castello ci avviamo verso il bosco prendendo una stradina di campagna, mangiando frutta fresca dagli alberi e raccogliendo more. Alla fine della stradina siamo entrati nel bosco con altri turisti e con l’aiuto delle nostre guide, dei ragazzi di Caria e di Gasponi che di solito fanno degli altri lavori e vanno all’università, però gli piace anche organizzare il trekking e fare le guide come hanno fatto con noi.

Entrati nel bosco, cominciamo a scendere verso la fiumara. Il percorso era molto bello, ma un po’ difficile da fare. C’erano ponticelli di legno fatti dai ragazzi del trekking, delle passatoie, comunque per un bimbo come me di 8 anni è stato impegnativo ma divertente.

Ad un certo punto abbiamo raggiunto la fiumara e abbiamo visto una specie rara di felce. Lungo il percorso c’erano dei bellissimi ciclamini viola, abbiamo trovato l’origano e la mamma ha preso dei legnetti per fare i fileja.

Dopo un po’ di cammino abbiamo trovato i resti di un antico mulino, la guida ci ha spiegato la sua funzione e ci ha detto che una volta si arrivava li solo con un asinello. Tutto il paesaggio era immerso nel verde e si poteva vedere un panorama  bellissimo, in certi giorni si può vedere anche l’Etna.

Alla fine del bosco iniziò una lunga salita e c’erano tanti fichi d’India e tanti, tanti ulivi. La guida mi ha anche detto che  da quelle parti si possono incontrare dei cinghiali, ma io per fortuna non ne ho incontrato neanche uno quel giorno. Dopo tanto cammino arriviamo finalmente di nuovo a Caria. Qui ci hanno accolto alcuni abitanti del paese e dei bambini, ci salutavano e ci facevano festa. Poi stanchi, stanchi e affamati per la bella camminata, ci siamo ritrovati in una fattoria. C’erano i cavalli, un maialino, tante galline, delle caprette, dei gattini e un cinghialotto al guinzaglio che ormai si era affezionato ai padroni di casa.

Abbiamo pranzato con la cucina tipica calabrese che è buonissima e la cosa che mi è piaciuta di più è stato mangiare i fagioli col cucchiaio fatto di cipolla rossa di Tropea.

Dopo il pranzo abbiamo ballato tutti insieme la tarantella con Enzo che ci ha fatto il cabaret e poi ci ha fatto anche cantare le canzoni di tutta l’Italia col tamburello. Abbiamo cantato e riso come dei matti e la mamma mi ha fatto assaggiare il vino di Brattirò.

La cosa più bella è stata proprio ballare tutti insieme e soprattutto la tarantella in coppia con la mia mamma.

Poi me ne sono andato sotto un fico e ho raccolto fichi e mangiavo. Non c’è una cosa più bella che poter mangiare  la frutta direttamente dall’albero.

Prima di andare via siamo andati a vedere i resti di tombe saracene a picco sulla collina e di fronte al mare.

Mi sono sentito libero e sicuro nella natura e ho imparato tante cose sulla storia di Caria, dei mulini e di come si viveva tanto tempo fa in Calabria, quando il mio nonno era piccolo come me.

 

 

Redazione gazzettino 
    di Tropea e dintorni

 

 

    www.tropeaedintorni.it        settembre 2006