IL DUOMO
testo Bruno Cimino
foto Salvatore Libertino
I
n stile normanno, il duomo di Tropea che è il più importante luogo di culto cittadino, si raggiunge, arrivando da Piazza Ercole, attraverso Via Roma. Esso sorge su qualche rudere di una antica chiesa di rito greco.B.M.S. FIDELI IN XPO IHESV HIRENI QV(A) E
VIXIT ANNIS LXV M(ENSIBVS) VIII D(IEBVS) X CVI BENE FECIT VIR EIVS PRAECESSIT FIDELIS IN
PACE DEPOSITA XVIII KAL (ENDAS) MAIAS QV(A)E FVIT CONDVCT(RIX) M. TRAPEIANAE
B.M.S. SATURNINO QUI VIXIT ANNIS LV MV DX CVI BENE FECIT VXOR EIVS CVM FILI IS SUIS
RECESSIT IN PACE
B.M.S. LETA PRESBITERA VIXIT ANN(IS) XL M(ENSIBVS) VIII D(IEBVS) VIII QVEI BENE FECIT
MARITVS PR(A)ECESSIT IN PACE PRIDIE IDVS MAIAS
Tali tracce, ossia di quella terrucola
Ecclesiae nostrae, come scrisse anche San Gregorio Magno ai monaci di S. Angelo, erano
solo una parte dellantica necropoli cristiana. Altre testimonianze rimasero sotto le
mura della torre costruita dai Bizantini che, durante il loro dominio, per un breve
periodo, trasferirono il culto dei cristiani nella cappella del castello, ricordata
dallabate Sergio con il nome di Santa Maria del Bosco.
Tra gli anni 840 e 850 i tropeani ebbero una nuova chiesa "La Cattolica" (citata
dallo storico Teofane). In quellepoca, i cristiani di Calabria erano sotto il rito
greco e quando fu ristabilito quello latino si passò alla costruzione di una nuova
chiesa, dalle cui ceneri, avanti negli anni, dovette sorgere lodierna cattedrale.
LUghelli è il primo a parlarne ne "lItalia Sacra",
egli scrisse: - Basilica haec cathed. Architecturae sanae antiquae et magnificae - (questa
Basilica Cattedrale è di architettura robusta, antica e grandiosa).
Secondo il marchese Felice Toraldo, cittadino di Tropea ed autore dello scritto "Il
Crocifisso nero del Vescovado di Tropea" (1922), la cattedrale fu edificata nel
XV secolo. ed inaugurata il 20 novembre 1496.
Danneggiata gravemente dal terremoto del 1905, che ne demolì una buona parte, venne
restaurata tra gli anni 1927-1931 con modifiche alla struttura e alla decorazioni barocche
(stucchi e marmi colorati), e quindi riportata alla sua quasi tradizionale figura
artistica, fatta eccezione per il pavimento che doveva essere a mattoni quadrangolari, ma
che per motivi di economia è stato rifatto con mattonelle rossoscure.
La parte esterna offre un aspetto sontuoso ammirando, per esempio, il fianco sinistro con
finestre arcuate in alto e in basso e, sul retro le tre absidi semicircolari, ma anche
semplice per lo stile lineare romanico-normanno con lievi accenni alla scuola barocca.
Linterno si presenta a tre navate con transetto incluso fra le pareti e le fiancate
suddivise da due linee di pilastri a forma ottagonali ricostruiti come erano
allorigine, ma irrobustite secondo le norme antisismiche con linserimento di
nervature in ferro.
Sulla parete sinistra, sopra il portale, è posta una pala marmorea raffigurante la
Resurrezione (secolo. XVI) che si suole attribuire a Fazio Gagini. In fondo
allabside minore della stessa navata laterale, il piccolo altare ospita un ciborio
marmoreo di arte toscana del 400 con iscrizione bilingue, in latino e in greco;
sopra il ciborio è esposta la Madonna della Libertà , una statua marmorea risalente al
500.
Laltare maggiore espone, in una cornice dargento, il quadro della Madonna di
Romania dal volto bruno, una tavola di cedro di stile bizantino del secolo VIII che come
vuole la tradizione, pare essere stata salvata dallira delle eresie iconoclaste,
raccogliendo e conservando sino ai nostri giorni la totale venerazione dei cattolici del
luogo.
Sin dal 9
settembre 1877, per decreto Vaticano, la sacra immagine porta una corona doro, dono
dei cittadini che vollero sostenere anche la spesa della cornice e del trono in argento.
Laltare della navata minore di destra, separato da quello centrale dallorgano,
custodisce, sotto la semicupola della sua abside, una statua in marmo della Madonna del
Popolo (del 1555), opera dello scultore Montasoli ed ordinata da Francesco Nomicisio,
cittadino di Tropea e vescovo di Lesina (Foggia) nel 1503 e di Alife (Caserta) nel 1507, e
dalle sue sorelle, unitamente ad un bassorilievo marmoreo raffigurante la Natività e
incasellato nel settecentesco pulpito sito nella navata centrale.
Nel lato destro, la prima cappella, dedicata al Sacramento, è arricchita di due sepolcri
in stile barocco della famiglia Galluppi e più avanti, allingresso della sacrestia,
quello dello famiglia Cazetta di scuola gaginesca. Si passa poi nella sala Capitolare dove
si trovano i ritratti di tutti i vescovi di Tropea che si sono succeduti dal 499 in poi.
Nella seconda cappella si trova il famoso "Crocifisso Nero", interessante
intaglio ligneo di grandezza quasi naturale del quale non cè nessun riferimento sul
nome dellautore. Il
Crocifisso, prima del 1700 era esposto sotto larco dellabside maggiore, fu poi
collocato nellattuale cappella per ordine del vescovo Figueroa.
Lesterno destro della chiesa affaccia, attraverso un portale del 500, in un
giardino che porta alle absidi e al Vescovado, la cui sede ha ospitato un
"seminario", la caserma dei carabinieri, scuole ed associazioni cattoliche.
La parete con gli ingressi principali, ospita due delle sei "famose" bombe
inesplose (si vuole per grazia della Madonna di Romania) sganciate dagli americani durante
la II guerra mondiale e cadute in un campo (dove attualmente cè il mercato
ortofrutticolo), vicino lattuale Via Montevideo.
Già in altre occasioni si ravvisò lintervento della Protettrice, ma in particolare
si ricorda il terremoto del 27 marzo 1638 che distrusse tantissimi paesi del circondario
di Tropea che, invece, non fu colpita dallimmane catastrofe. Ciò avveniva nel
momento in cui si svolgeva lannuale processione della sacra effigie. Per ricordare
lavvenimento in Via Roma venne murata una lapide con la seguente iscrizione: ALLA
VERGINE SANTISSIMA DI ROMANIA PERCHE PORTATA IN TRIONFO NELLA SUA TAUMATURGA EFFIGIE
IL DI XXVII MARZO MDCXXXVIII, QUI PERVENUTA DALLE SCOSSE DI UN ORRENDO TERREMOTO
DISTRUTTORE DI TANTE CITTA DELLA CALABRIA IN NOTTURNE VISIONI DA LEI PREANNUNZIATO
AL VESCOVO SERBO INTATTA LA SUA TROPEA, POSERO I DEVOTI CONFERMANDO LA STORICA
VERACITA DEL FATTO E LA PERENNE RICONOSCENZA DEL BENEFICIO.
Nella cattedrale si trovano, inoltre, una statua in argento di Santa Domenica con reliquia
della vergine e martire, cittadina e primeva protettrice della città; la reliquia
racchiusa in una preziosa urna sotto laltare maggiore, consiste in un piccolo
frammento della colonna dove la Santa soffrì il martirio; due sculture in marmo risalenti
allarte veneziana del 500, raffiguranti S. Pietro e S. Paolo; due medaglioni
marmorei sullAnnunciazione;
tre bassorilievi raffiguranti la Madonna col Bambino, quello collocato sopra il portale è
stato rifatto, in parte, con i resti del materiale originale, gli altri due si trovano
rispettivamente sulla settecentesca porta del fianco sinistro e sulla parete del fianco
destro; un Pastorale miniato con rilievi del XVI secolo, dono attribuito al conte
Ruggiero; un Ostensorio ed un artistico Tosello dargento per lesposizione,
entrambi del 1700; i Codici del XV secolo; il Presepe: rilievo marmoreo del 500; due
medaglioni raffiguranti uno lArcangelo Gabriele e laltro lAnnunziata ;
le mitre dei Vescovi che hanno governato la Diocesi; un libro Corale in pergamena del XV
secolo e vari arredi sacri.
La piazza sagrato ha la rara loggia porticale sveva del 1300 che collega la cattedrale al
palazzo vescovile; per molti anni, i locali sopra adiacenti sono stati in parte adibiti ad
uffici, scuole e sale ricreative, anche se da circa trentanni si dice, negli
ambienti della politica, essere destinati a museo.
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